Per noi, il mattino non ha proprio l’oro in bocca. Sarà che ci piace prendercela comoda, sarà che spostarsi con la mia carrozzina non è proprio una passeggiata (soprattutto per Michel, che spinge 100 chili di bontà pura), ma alla fine il risultato è sempre lo stesso: dormiamo fino a tardi.
Oggi destinazione Rabat, capitale del Marocco, affacciata sull’oceano Atlantico. Una piccola ripassata di geografia non fa mai male, no? 😜
Appena avvicinati alla città, abbiamo notato i consueti posti di blocco. Tre fermi in totale: due sono filati lisci, uno ci è costato una multa. Piccola curiosità: i poliziotti marocchini usano una bodycam che accendono – o spengono? – ogni volta che si avvicinano. Per sicurezza, ci hanno chiesto di spegnere la nostra.
Benvenuti a Rabat!
A prima vista, la città si presenta moderna, con infrastrutture all’avanguardia. Tra queste spicca il grattacielo Mohammed VI, un gigante di 55 piani e 250 metri, uno dei più alti dell’Africa. Ma addentrandoci nel cuore di Rabat, ci siamo imbattuti in una parte più antica, che racconta storie di un passato glorioso.
Il Primo edificio che incontriamo è Palazzo Reale. Anche se non visitabile all’interno (re Mohammed VI vive altrove), la vista esterna vale il viaggio: pulitissimo, grazie agli uomini che lucidavano ogni angolo con una precisione maniacale. Soldati ovunque, e fotografare? Vietato!
Finalmente, eccolo: l’oceano Atlantico. Una distesa blu che ci ha lasciati senza fiato, soprattutto i surfisti temerari che cavalcavano le onde. Qualcuno, però, ha preso un bagno non proprio programmato cadendo dagli scogli – tutto ok, niente di rotto (e niente acqua). Michel il protagonista.
Per la pausa pranzo ci siamo rifugiati in un ristorantino locale. Il piatto tipico? Sorvoliamo sul nome impronunciabile, ma era delizioso. Abbiamo anche fatto il nostro primo amico marocchino: un gatto. Peccato che io sia allergico!
La Medina, con i suoi colori e profumi, è un’esplosione di vita.
La parte vecchia di Rabat con le sue stradine strette e piene di ostacoli non erano un’opzione praticabile per la mia carrozzina, ma anche da lontano il fascino non manca. Per consolarci, ci siamo regalati un gelato.
Sul finire della giornata, ci siamo imbattuti in un corteo funebre diretto verso il Cimitero Musulmano, una distesa di lapidi situata su una collina che digrada verso l’oceano. Di fronte al cimitero c’è una magnifica spiaggia, ma le energie scarseggiavano, così ci siamo affidati a internet per scoprire di più.
Ripartiamo lungo strade ampie e ben tenute, circondati da dolci colline e suggestive dune di sabbia che si perdono all’orizzonte.
La giornata si è conclusa a casa con una cena improvvisata. Mancava lo zucchero, ma Michel ha risolto scendendo nella bottega sotto casa. È risalito con un sacchetto bianco sospetto, ma per fortuna si trattava solo di zucchero. Almeno credo.
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